ste||arium

6.2.06

anni luce fa è nata una stella

Noris Pella è il mio mondo, Stellarium la mia stanza. Noris Pella è tratto dal frontespizio di un’enciclopedia anni ’70 che da piccolo (e anche ora, lo ammetto) sfogliavo con devota meraviglia. Mondi nuovi, universi da scoprire mi si paravano d’innanzi, quale migliore carburante per la mia fantasia. Per la precisione la voce Noris sta per Assia Noris, attrice di film muti (e non) che hanno riscosso un certo successo negli anni ’30, mentre Pella era la capitale di quel grande regno messo in piedi da Alessandro Magno. La parola Stellarium esiste eccome (su Google 484 mila risultati), ma per me è un un gioco di parole, non ci si abbronza, ma ci si rischiara alla luce delle stelle… a proposito, anche Noris Pella ha nel suono delle parole un che di sidereo. Stellarium è anche la notte di Baghdad vista attraverso l’obiettivo della CNN con le telecamere a infrarossi che trasformano i raid arerei in una costellazione intermittente di pianeti color verde. Stellarium è un discorso ampio e non definito, vuol dire tutto e niente, c’è il filo conduttore della guerra. È una guerra spesso metaforica, insita nelle pieghe della vita, la guerra di ruoli nella nostra recitazione quotidiana (The ditch), la guerra ripetitiva del lavoro (Timeaftertime), la guerra di chi per lavoro tenta di fare della corretta informazione (What a sun!), la guerra intestina dei sentimenti in amore (Nicosong), la guerra dei pionieri e degli israeliani (Sold far west). Guerra è anche il suo rovescio, inazione: motivi fuori dal tempo (Stars apart), rimpianti datati che urlano il loro irreversibile (Unchained love: it strikes again), ritagli di sogno adatti per i titoli di coda del solito film psicologico (As being twins), ma anche inni alla vita (Safety-life), all’amore (Is a miracle your name), alla musica (Empty record). 8 sett 03

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