carnevali a confronto
Sette giorni fa ho preso il treno verso Milano. Attorno alle quattro del pomeriggio arrivo in stazione Centrale, prendo la metro e scendo a San Babila dove ho un appuntamento. Sbuco fuori dal sottosuolo e vedo il finimondo intorno a me. In terra giacciono centinaia di migliaia di coriandoli, i bambini portano i costumi colorati e pure molti genitori. È il carnevale ambrosiano, mi dicono gli amici. Accanto al mio piccolo gruppo di convenuti un’orchestrina peruviana fa karaoke coi flauti delle Ande su basi preregistrate e sotto i portici le ragazze girano con borse di H&M piene di fashion. E se l’appuntamento fosse stato oggi? Proviamo a immaginare… dunque, arrivo a Milano Centrale, prendo la metro per la solita fermata. Alcuni manifestanti alla deriva hanno appena pisciato un po’ di orgoglio e pregiudizio sui portici borghesi di piazza San Babila. Sbucando dal sottosuolo vedo in terra pezzi di vetro e vetrine come coriandoli, i “black bloc” giocano con i loro costumi scuri non tanto diversamente dai bambini di sette giorni prima e i gli “assassini”, nella parte di genitori violenti, provano a farli ragionare a suon di botte. Li guardo e penso: ben fatta, ma è la solita recita. Bravi i figuranti, H&M mi sta proprio sul culo e in scena è andato un gran bel carnevalone, fico fico; però la prossima volta, se possibile, si provi a cambiare il canovaccio. Suggerimento: perché non coinvolgere l’orchestrina peruviana?
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