allegoria di un aspirante giornalista
Nel mio sogno ero un ragazzo assunto per contare i tombini. La Città, edificata in un luogo poco idoneo per la salute della mia pelle arrossata, subiva molti allagamenti nel corso dei mesi primaverili e autunnali. A voi sembrerà che censire tombini possa essere un’attività di nessun conto, o peggio, un impieguccio da raccomandati senza talento: forse è vero. Ma non nella Città. Provateci voi a contare tutti i giorni quanti tombini ci sono, sotto un metro di fanghiglia, con la pelle che esplode dal prurito e le ginocchia che fanno cric-ho-male-crac. Il più delle volte nemmeno li scorgi i tombini, al massimo li intuisci dal gorgo d'acqua che si crea in loro corrispondenza; epperò ogni caso andrebbe sempre verificato. Quando ancora frequentavo la scuola, il preside del liceo onirico mi rimproverava: “Nel momento in cui diventerai un conta-tombini ben formato, con il tuo patentino e la tua regolare iscrizione all’Ordine dei Tombinisti, non sarà più ammissibile scambiare un gorgo-tombino per un gorgo-voragine”. Il guaio era che le voragini spesse volte si formavano proprio là dove c’era un tombino e discernere, mi giustificavo, diventava impossibile. “Non impossibile, al massimo scomodo” mi correggeva paterno. Sognavo di dargli ragione.
Etichette: giornalismo, scrivere, sogni
6 Comments:
wow, esilarante e pieno di disillusione.
nn potrò più, d'ora in poi, guardare un tombino con gli stessi occhi...
con affetto
:-).
E basta.
Se i tombini si ingorgano la Città non respira più...
(mi affascina la penombra delletue foto)
Pienamente d'accordo con Cico! In gran forma il PP
;p
Ciao!
Gran bella idea quella del "contatore" di Tombini...
(e un saluto)
Hap Collins
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