d'acqua e d'aral
Il porto di Moynaq (Uzbekistan) visto da Google Earth.
In quel punto il Mare d'Aral è arretrato di almeno 70 km.
A un attento lettore del manifesto come Valerio non poteva certo sfuggire la sottile ironia con cui il quotidiano comunista ha stigmatizzato la serietà del governo italiano sulla questione idrica. Il manifesto del 24 aprile titolava così: “Siccità, il governo dichiara la crisi”. Quello del 25 aprile così: “Siccità, il governo rimanda la crisi”.
“Con questi dirigenti non vinceremo mai” disse Nanni Moretti nel 2002 inaugurando con una battuta storica l’epoca dei girotondi. Qualche anno dopo fu sconfessato: gli italiani si rassegnarono a votare il male minore e la sinistra tornò al potere. Io esclamo: con questa mentalità la battaglia dell’acqua non la vinceremo mai. Spero di sbagliarmi, ma qui la penso come Massimo Gramellini sulla Stampa di ieri.
Detto ciò, volevo parlare di una lodevole iniziativa segnalatami da Giulia che riguarda la questione del Mare d’Aral nell'ex Unione Sovietica. Blogeko ha messo on-line una petizione per segnalare al governo italiano i gravi problemi ambientali che affliggono quelle terre uccise da dissennate politiche agricole di regime. In particolare, apprezzo il fatto che Blogeko abbia colto un aspetto rigurdante i rapporti tesi tra Kazakhstan e Uzbekistan:
"La parte nord del lago [appartenente al Kazakhstan], grazie alla costruzione di una diga e al progetto di una seconda [finanziata dalla Banca mondiale…], sta tornando a nuova vita, mentre la parte sud [appartenente all'Uzbekistan] è destinata a scomparire. E sembra che al governo kazako non dispiaccia affatto, anzi questo gli permetterà di attingere con più facilità ai ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale della zona". (Fonti: “Una petizione per il lago Aral” Blogeko del 26 aprile e “Il lago Aral risorge? Mica tanto...” Blogeko del 10 aprile)
Considerato il clima da guerra fredda (il geniale Sacha Baron Cohen, nei panni del giornalista di propaganda kazako Borat, definisce l’Uzbekistan una banda di “evil nitwits”), per gli studiosi di geopolitica esite il concreto rischio che nei prossimi 10 anni possa scoppiare tra i due paesi una guerra per il controllo dell’acqua.
L’iniziativa di Blogeko merita tutta la nostra attenzione: firmare non comporta nulla, basta e scrivere nome e cognome. Ci vuole un minuto.
Questo è il link della petizione.
Una considerazione di fondo, per ricollegarmi alla questione siccità: mi domando come e quando il governo italiano, che rischia di non risolvere la crisi idrica in casa propria, potrà trovare il tempo per occuparsi di un mare lontano come l’Aral, la cui esistenza, credo, sia ignota alla stragrande maggioranza dei parlamentari. Ai posteri…
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