ste||arium

27.6.07

dritto in faccia

macbook
Penso che le persone vadano guardate come si guarda
lo schermo acceso di un portatile: né dall’alto in basso,
né dal basso verso l’alto, tantomeno di sbieco.
Infatti, se guardassimo lo schermo acceso di un portatile da uno
di questi punti di vista non distingueremmo praticamente nulla.

Sento sempre più l'urgenza di capire
questo infinito mistero chiamato Gli Altri.

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20.6.07

monfortinjazz

Vinicio Capossela a Monforte fotografato da Guido Harari

Sono originario di Monforte d'Alba, nelle Langhe. Monforte è piccolo e fa a stento duemila abitanti, di cui un centinaio extracomunitari. Qualche volta, quando torno in paese, mi sembra pure a me di essere un extracomunitario, ma sarà perché ho vissuto sei anni a Torino e pure uno in Belgio. Di comunitario a Monforte d'Alba ci sono i veri monfortesi, il Barolo, i tartufi, il dialetto piemontese e i diciottenni che sfrecciano sull’ape-cross elaborata. Tutte cose bellissime, ma non finisce qui.

Sabato prossimo, nel posto più suggestivo del centro storico, comincia Monfortinjazz: sono sette concerti di gente importante (Mario Biondi, Enzo Jannacci, Stefano Bollani, Willy DeVille, Rufus Wainwright…), più una mostra fotografica di Guido Harari, che è così bravo che per lui Bob Marley e Bob Dylan si sono addirittura messi in posa. L’altro giorno leggevo su La Stampa un articolo di jazz che riportava gli eventi più interessanti di quest’estate e c’era pure Monfortinjazz.
Poi basta, perché ero senza parole.

P.S. Non sarò spesso a Monforte, ma se vi viene voglia di venirmi a trovare, vi consiglio di farlo la sera di giovedì 28 giugno, quando sarò lì a sentire i Dj Set della Feel Good Production e di Alessio Bertallot, quello di B-side che piace tanto al mio amico Yoda.

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11.6.07

il giro del lunedì

stockholm
Ogni lunedì verso le sette di sera, esaurita la mia razione di telelavoro, esco di casa e cammino per il centro, per mezzora. Non ha importanza dove vado, se sono spettinato, se piove. Qualche volta prendo la bici e allora mi spingo più lontano, ma niente di memorabile.

Ecco, in quei momenti mi piace pensare a come sarebbero i miei pensieri se fossero pensati da altri.

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3.6.07

il modo in cui

Tom, amatissimo Tom

Il mio cane si chiama Ugo, ma io mi rivolgo a lui apostrofandolo Sputo, tanto è un po' scemo e mi corre incontro contento uguale. Il mio cane fa solo caso al tono in cui lo chiamo: Ugo o Sputo per lui è lo stesso.
Del resto se gli urlassi Ugo incazzato come una bestia, lui scapperebbe per qualche chilometro dentro al bosco. Nulla di strano, è un cane. Ugo poi è un pastore scozzese, non conosce l'italiano, e di questo bisogna dargliene atto.

Riflettendoci, la stupidità di Ugo non è del tutto estranea al genere umano. Il modo in cui comunichiamo una cosa è più importante della cosa stessa. Ho l'impressione che pure tra persone che parlano la stessa lingua le parole contino davvero poco. Così ovvio che è banale.

Ora ricordo quella lunga e fraintesa conversazione:
avrei dovuto toglierti la parola con un bacio.
Dopo due secondi.

Ma perchè non metto mai in pratica quello che penso?

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