ste||arium

28.4.07

d'acqua e d'aral

Il porto di Moynaq (Uzbekistan) visto da Google Earth.
In quel punto il Mare d'Aral è arretrato di almeno 70 km.


A un attento lettore del manifesto come Valerio non poteva certo sfuggire la sottile ironia con cui il quotidiano comunista ha stigmatizzato la serietà del governo italiano sulla questione idrica. Il manifesto del 24 aprile titolava così: “Siccità, il governo dichiara la crisi”. Quello del 25 aprile così: “Siccità, il governo rimanda la crisi”.

“Con questi dirigenti non vinceremo mai” disse Nanni Moretti nel 2002 inaugurando con una battuta storica l’epoca dei girotondi. Qualche anno dopo fu sconfessato: gli italiani si rassegnarono a votare il male minore e la sinistra tornò al potere. Io esclamo: con questa mentalità la battaglia dell’acqua non la vinceremo mai. Spero di sbagliarmi, ma qui la penso come Massimo Gramellini sulla Stampa di ieri.

Detto ciò, volevo parlare di una lodevole iniziativa segnalatami da Giulia che riguarda la questione del Mare d’Aral nell'ex Unione Sovietica. Blogeko ha messo on-line una petizione per segnalare al governo italiano i gravi problemi ambientali che affliggono quelle terre uccise da dissennate politiche agricole di regime. In particolare, apprezzo il fatto che Blogeko abbia colto un aspetto rigurdante i rapporti tesi tra Kazakhstan e Uzbekistan:

"La parte nord del lago [appartenente al Kazakhstan], grazie alla costruzione di una diga e al progetto di una seconda [finanziata dalla Banca mondiale…], sta tornando a nuova vita, mentre la parte sud [appartenente all'Uzbekistan] è destinata a scomparire. E sembra che al governo kazako non dispiaccia affatto, anzi questo gli permetterà di attingere con più facilità ai ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale della zona". (Fonti: “Una petizione per il lago Aral” Blogeko del 26 aprile e “Il lago Aral risorge? Mica tanto...” Blogeko del 10 aprile)

Considerato il clima da guerra fredda (il geniale Sacha Baron Cohen, nei panni del giornalista di propaganda kazako Borat, definisce l’Uzbekistan una banda di “evil nitwits”), per gli studiosi di geopolitica esite il concreto rischio che nei prossimi 10 anni possa scoppiare tra i due paesi una guerra per il controllo dell’acqua.

L’iniziativa di Blogeko merita tutta la nostra attenzione: firmare non comporta nulla, basta e scrivere nome e cognome. Ci vuole un minuto.
Questo è il link della petizione.

Una considerazione di fondo, per ricollegarmi alla questione siccità: mi domando come e quando il governo italiano, che rischia di non risolvere la crisi idrica in casa propria, potrà trovare il tempo per occuparsi di un mare lontano come l’Aral, la cui esistenza, credo, sia ignota alla stragrande maggioranza dei parlamentari. Ai posteri…

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20.4.07

si pronuncia gàrbin

Siamo belli, siamo fighi, siamo caldi, siamo cool... siamo i Garbin!

Qui potrete ascoltare il nostro singolo Paura e Speranza.
Che cosa ne pensate?

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16.4.07

i miei vicini

tv belga
Avvertenza per chi odia le anafore:
questo post ripete ossessivamente una frase composta da "i miei vicini",
un verbo e un complemento oggetto (o robe simili).


I miei vicini tagliano la siepe di bambù nel cortile per distendersi dal lavoro, i miei vicini fanno spesso trasloco, i miei vicini sono qui in Erasmus dalla Spagna e almeno due sono carine, specie quando una si mette a prendere il sole in costume nel giardino, i miei vicini parcheggiano sempre la macchina dove non si può tanto nessuno dice nulla, così un giorno ho pensato che potevo parcheggiarla anch'io dove non si può ma il giorno dopo mi è arrivata a casa una lettera di avvertimento dell'amministratore, i miei vicini ascoltavano una bellissima canzone e le chiedo: ma che bella canzone che ascolti, di chi è? e lei: cazzo, ma tu senti tutto! esclama terrorizzata, i miei vicini in effetti si danno parecchio da fare, però la canzone forse è un pezzo di Lucio Dalla, mi fa lei l'altro giorno, non credo ho detto io, i miei vicini ascoltano solo buona musica, peccato oggi nello stereo ci fosse Tiziano Ferro, i miei vicini del resto non ascoltano Dimitri Niccolai in arte Tenedle e secondo me fanno male, i miei vicini gestiscono un night con delle spogliarelliste venute dall'Est, d'altra parte i miei vicini non mi rompono mai le palle quando suono fino a tardi, una volta i miei vicini mi hanno chiesto: ma chi è quel pazzo che suona fino a tardi? e io abbassando la testa: sono io, scusa. e lui: ma di che ti scusi, mi ricordi Nyman, suonala ancora, per il poco che ne so i miei vicini fanno i pubblicitari, gli studenti, i tenori a tempo perso, i trafficoni, i pensionati, i professori universitari, gli attori, i medici, i giornalisti, la mamma, il papà, lo zio, la zia...

Oggi pensavo a tutte queste cose e improvvisamente mi sono detto:
in fondo ci voglio un po' di bene ai miei vicini.

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6.4.07

simbolicamente aral

La notizia della morte ormai certa del mare (detto anche “lago”, io suggerirei “serie di pozzanghere”) d’Aral ha conquistato l’odierna prima pagina della Stampa. Quella del mare d'Aral è una storia assurda, amara, straziante. Non ricordo la prima volta che ne ho sentito parlare, ma da allora l'eco di questa tragedia non mi ha più lasciato, trasformandosi da mera questione ambientale a vero e proprio sentimento. Circa un anno fa ne avevo scritto anche su Stellarium: allora il mio povero amico liquido era comparso in una serie di post un po' particolari che potrete rileggere qui.

[In realtà la scelta della Stampa di piazzare sotto il naso di tutti la foto di una nave su un prato (dove una volta c'era l'acqua) è puramente simbolica. L'immagine è stata pubblicata perchè perturbante (una nave in un deserto non può non avere un effetto perturbante), spiazza il lettore e lo invoglia a saperne di più. Purtroppo sfogliando le pagine interne del quotidiano torinese del mare d'Aral non ci sia più traccia. Ma non voglio fare razzismo ambientalistico, l'importante è che certi temi vengano trattati.]

Del resto, oggi a Bruxelles si è raggiunto un traguardo ben importante.

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3.4.07

in fondo sono solo 7 note

La musica mi emoziona. Bella scoperta direte. Non mi ha mai preso tanto come in questi ultimi quattro giorni. Passati ad ascoltare An Pierlé, voce d’angelo e sorriso impertinente, ma spesi soprattutto a suonare. Ho cominciato venerdì sera a casa mia con Valerio, ultimando la stesura di due testi su altrettanti pezzi di cui avevo composto la musica, poi sabato e domenica ci ho dato dentro come un matto per registrare il demo con i Garbin. La sala di incisione per me è stata una novità, ho avuto paura di non essere all’altezza, ma quando sei lì che suoni la tensione si trasforma in adrenalina e tu ci metti l’anima. Belle sensazioni. Quanto quelle provate oggi mentre mi prendevo una pausa nel mezzo di un articolo: ho tirato fuori la Korg e mi sono lasciato andare a un’improvvisazione su un valzer che mi ricordava le armonie di Yann Tiersen. Le dita correvano sui tasti e intanto gli occhi vagavano oltre la finestra semiaperta: a un certo punto ho visto una signora sul balcone di fronte. Immobile, tesa in ascolto. Di qualcosa. Sarà stato il mio smisurato ego, ma ho pensato che stesse ascoltando proprio me. Ho continuato solo per lei un altro po’. Dopodichè ho smesso, lei è rimasta appoggiata alla ringhiera un altro paio di minuti, quasi ad aspettare una rentrée, infine è scomparsa dietro la porta. La musica mi suggestiona.

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