il nero della dimenticanza
Oggi vi racconterò del nero della dimenticanza, un omone barbuto che tiene enormi braccia conserte come Mastro Lindo, ha il ghigno del burattinaio di Collodi e il pauroso incedere dell'orco. Il mestiere del nero della dimenticanza è sottrarci i sogni e le esperienze che lasciamo incustoditi. Proprio come l'uomo nero che si prendeva i bimbi delle mamme distratte.
Tutto ciò che dimentichiamo, un tramonto rosso, un sogno verde, un secondo di coscienza, va a finire dritto nelle braccia del nero della dimenticanza. Imprigionati nella stretta fredda e scura dei suoi bicipiti, i nostri ricordi patiscono la solitudine e quasi mai riescono a fuggire. Il nero della dimenticanza è uno che esegue e basta, se lo interroghi ti risponde allargando le braccia enormi: "è il mio lavoro, carino, che ci vuoi fare". Odioso (ora capite? La gioia che proviamo per certi ricordi riaffiorati è la stessa della mamma che ritrova il proprio bimbo smarrito).
Però capita che tante volte, certe cose le lasciamo incustodite apposta e speriamo che il nero della dimenticanza venga a portarsele via. Così il nero della dimenticanza arriva e pulisce tutto, come il bagnino che rastrella la spiaggia a fine giornata, togliendo l'immondizia e livellando la sabbia. Non sempre vogliamo bene ai nostri ricordi.
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