ste||arium

25.1.07

il nero della dimenticanza

ombra appesa
Oggi vi racconterò del nero della dimenticanza, un omone barbuto che tiene enormi braccia conserte come Mastro Lindo, ha il ghigno del burattinaio di Collodi e il pauroso incedere dell'orco. Il mestiere del nero della dimenticanza è sottrarci i sogni e le esperienze che lasciamo incustoditi. Proprio come l'uomo nero che si prendeva i bimbi delle mamme distratte.

Tutto ciò che dimentichiamo, un tramonto rosso, un sogno verde, un secondo di coscienza, va a finire dritto nelle braccia del nero della dimenticanza. Imprigionati nella stretta fredda e scura dei suoi bicipiti, i nostri ricordi patiscono la solitudine e quasi mai riescono a fuggire. Il nero della dimenticanza è uno che esegue e basta, se lo interroghi ti risponde allargando le braccia enormi: "è il mio lavoro, carino, che ci vuoi fare". Odioso (ora capite? La gioia che proviamo per certi ricordi riaffiorati è la stessa della mamma che ritrova il proprio bimbo smarrito).

Però capita che tante volte, certe cose le lasciamo incustodite apposta e speriamo che il nero della dimenticanza venga a portarsele via. Così il nero della dimenticanza arriva e pulisce tutto, come il bagnino che rastrella la spiaggia a fine giornata, togliendo l'immondizia e livellando la sabbia. Non sempre vogliamo bene ai nostri ricordi.

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18.1.07

viaggi e miraggi

agrigento (this is fake!)
Sto al telefono con mio padre. E' incazzato perché a marzo voglio fare quattro giorni a Liegi dove ho passato un anno di Erasmus. "Tu non ti rendi conto, cerchi di fuggire la realtà, il tuo posto è qui, non puoi sempre riparare all'estero". Ho appena messo giù il telefono, quando navigando su internet finisco su un blog appena nato. Lui 30 anni, lei 28, il 22 gennaio partiranno da Torino alla volta di Buenos Aires: biglietto di sola andata, in programma un viaggio folle per Americhe e Oceania. Tempi? Un anno, poi si vedrà.
Il loro "progetto" si chiama Mondovisione: hanno promesso di mettere tutto sul blog. Li seguirò.

Anch'io ho un sogno: vagare per il deserto dell'Uzbekistan fino a raggiungere il mare d'Aral. Mi sa che tutti qui ne hanno uno...

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13.1.07

le cose che vorremmo dire

autoradio
Quante occasioni perse per non aver saputo trovare le parole giuste
nel momento opportuno. Questa roba qui (una poesia?) l'ho scritta
di getto ieri sera dopo una giornata passata sui libri:

È inchiostro
E sta per finire

Ogni nostra parola finisce
Stritolata, sotto il transito di un camion
Carico di meloni

E se fosse l’ultima parola?

Il camion ha il serbatoio vuoto
Ancora due gocce di nafta
E sarà fermo che è già sera
I meloni andranno a male

Ogni nostra parola
È una biro che si esaurisce

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3.1.07

l'anno dell'Ikea

Qui non è più questione di realizzare qualcosa che rimanga anche quando non ci sarò più. Il 2007 non dovrà essere il solito anno pieno di sogni di gloria e della solita eterna confusione. Ci sono altre priorità e soprattutto ho ancora da costruire buona parte del mio tempo: che è nato e che finirà con me, e proprio per questo acquista valore solo se lo modifico, se lo prendo a calci, se mi sporco le mani incidendolo allo stesso modo delle pietre informi che pian piano diventano sculture. Questo tempo me lo immagino come una stanza disadorna. Devo arredarla: ci metto quadri, souvenir tribali, libri, tappeti, poster, considero anche l’ipotesi di sfondare un muro per far posto a una finestra che porti più luce, più passione… insomma, questa stanza, che poi è il mio tempo, la voglio fare a mia immagine e somiglianza. Sento il bisogno di dire a chi passa di qui che il 2007 sarà un tesoro da spendere quotidianamente. E’ come se ogni giorno ricevessimo un buono per il giorno successivo: se non lo utilizziamo scade.

Slogan dell’anno: “Personalizza il tuo 2007”.

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